Il governo francese e quello tedesco, in un duetto degno di un palco teatrale, hanno deciso di prendere a “picconate” il mercato energetico, prolungando il controllo sui prezzi dell’energia nucleare fornita dal gigante di Stato, Electricité de France (Edf). Questo spettacolo, orchestrato dalla prima ministra francese Élisabeth Borne e annunciato con grande enfasi da Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, presenta una trama avvincente e colpi di scena che fanno tremare l’intero mercato europeo dell’energia.
La mossa chiave di questo dramma è l’aumento del prezzo garantito dell’energia nucleare all’ingrosso da parte di Edf a 70 euro/MWh a partire dal 2026. Una cifra che, come nel miglior stile teatrale, è superiore all’attuale prezzo di 42 euro/MWh, alzando il sipario su una nuova era di suspense energetica. Ma c’è di più: questo prezzo garantito, anche se più elevato dell’attuale, si posiziona strategicamente al di sotto dei prezzi di mercato correnti, come un attore che sa quando fare il suo ingresso per ottenere il massimo impatto.
Impatto sulle aziende francesi e tedesche.
In questo modo le imprese francesi avranno la possibilità di accaparrarsi energia a prezzi inferiori rispetto a molte delle loro controparti europee. Uno sussidio indiretto che avrà sicuramente un impatto sulle dinamiche di mercato, mentre Parigi sembra mettere in scena un vero e proprio “dumping” che potrebbe finire per colpire in particolare le imprese degli altri paesi, tra cui le vicine imprese italiane.
La Germania dal canto suo non era stata da meno, dopo il sussidio di 7.5miliardi per salvare Siemens Energy dalla bancarotta, ha erogato un piano di aiuti da 28 miliardi di euro fino al 2028. Questo piano, oltre a ridurre le tasse sull’energia, include aiuti specifici per 350 grandi aziende manifatturiere tedesche.
Non manca poi un finale a sorpresa che rischia di mettere, almeno in parte, i bastoni fra le ruote: recentemente la Corte costituzionale federale tedesca ha dichiarato incostituzionale, annullando la legge di bilancio suppletiva per il 2021, in cui il governo tedesco aveva riallocato 60 miliardi di euro non spesi dal fondo per l’emergenza Covid al Fondo per il clima e la trasformazione energetica. La Corte ha considerato tale trasferimento incoerente con le leggi legate al freno all’indebitamento, facendo letteralmente scomparire i 60 miliardi.
Questo spettacolo di picconate e giochi di potere non solo agita le acque nel mercato energetico, ma fa anche emergere domande sulla giustizia e l’equità all’interno del mercato unico europeo. Mentre il sipario si chiude su questa scena carica di tensione, rimane da vedere quali saranno le conseguenze di questa piece teatrale geopolitica che sta ridefinendo gli equilibri e le alleanze nel cuore dell’Europa.
E Bruxelles che dice?
L’Unione europea, vera protagonista di questo dramma geopolitico, è chiamata quindi a gestire il caos creato da questi due attori principali. Mentre la Francia gioca a manipolare i prezzi per dare un impulso alle sue imprese, la Germania risponde con una serie di aiuti economici per mantenere la competitività delle sue industrie.
Questa saga geopolitica, rivela da una parte una competizione accesa tra Francia e Germania per proteggere le proprie economie da costi energetici in aumento, ma dall’altra in totale menefreghismo delle regole europee che sembrano interessare solo certi paesi a scapito di altri.
Cosa possono fare gli altri Paesi?
Partecipare a un gioco in cui le regole non sono uniformi rappresenta senza dubbio una sfida, ma potenziare la propria rete e promuovere sinergie tra le aziende, con la condivisione di know-how tecnologico, compresi macchinari e attrezzature usate ma ancora funzionanti, può essere la chiave per rafforzare il tessuto industriale, specialmente per le medie e piccole imprese, in un mercato sempre più competitivo. La nostra rete e la nostra azienda, agendo come catalizzatori in questo contesto, mira a facilitare e ottimizzare questo scambio di tecnologia
Concludendo.
Stiamo assistendo a una nuova (o forse vecchia) commedia europea, dove la vera domanda alla fine rimane: chi avrà l’ultima risata?