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L’Unione Europea ha delineato ambiziosi obiettivi per il settore dei trasporti, proponendo il trasferimento del 30% del trasporto merci su ferrovia su distanze superiori a 300 chilometri entro il 2030 e del 50% entro il 2050. Parallelamente, l’obiettivo è ridurre la quota modale del trasporto stradale dal 60% attuale al 41% entro il 2050. Tuttavia, l’Italia si trova di fronte a una sfida particolarmente complessa, considerando i dati del 2022 che indicano una quota di mercato del cargo ferroviario al 11%, inferiore alla media dell’UE (17%), della Germania (19%), e dell’Austria (30%).

Il trasporto su gomma detiene una posizione dominante in Italia, con il 60% degli addetti alla manifattura situati entro 10 chilometri dai caselli autostradali e il 30% del traffico merci trasportato su autostrade, costituendo solo il 3% dell’estensione della rete stradale italiana.

Per affrontare questa sfida, l’intermodalità, che combina il trasporto su gomma e su ferro (camion + treno), emerge come l’unica opzione praticabile per spostare crescenti volumi di merci dalla strada alla ferrovia. Tuttavia, nonostante una crescente consapevolezza tra le imprese del valore dell’intermodalità, l’associazione Freight Leaders Council evidenzia che il trasporto combinato interessa ancora un numero insufficiente di aziende industriali in Italia.

L’analisi di Freight Leaders Council.

L’analisi, basata su dati Contship-Srm, coinvolge un campione di 400 imprese manifatturiere con operazioni di import/export via mare nelle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che rappresentano oltre il 40% del Pil italiano e oltre il 50% dell’import-export del paese.

Emerge una scarsa propensione all’utilizzo della ferrovia o di un mix modale strada-ferro nelle connessioni azienda-porto. Per le esportazioni, il valore medio delle imprese che utilizzano il meccanismo strada-ferro-mare è del 13%, con l’Emilia-Romagna in testa al 21%. Per le importazioni, il valore medio è del 16%, con ancora l’Emilia-Romagna in evidenza al 23%.

Guido Grimaldi, presidente di Alis, l’associazione della logistica intermodale sostenibile, sollecita l’aumento degli incentivi intermodali. Grimaldi sottolinea l’importanza di interventi finanziari per il Sea Modal Shift e il Ferrobonus, proponendo uno stanziamento di cento milioni di euro all’anno per ciascuna misura. Nel 2022, nonostante la mancanza dell’incentivo Marebonus, si è registrato un aumento del 4% nel traffico dei camion su rete Anas rispetto al 2019, secondo l’Osservatorio del Ministero dei Trasporti.

Alis stima che entro il 2023, il trasporto intermodale avrà eliminato sei milioni di camion dalle strade italiane, evidenziando l’impatto positivo di incentivi più robusti sulla transizione verso una logistica sostenibile. L’appello di Grimaldi riflette la necessità di un impegno governativo deciso per potenziare l’intermodalità, ridurre l’inquinamento e promuovere un sistema logistico più efficiente ed ecologico per l’Italia.

Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, sottolinea la necessità di adeguamenti infrastrutturali e tecnologici per consentire un effettivo spostamento di merci dalla modalità stradale a quella ferroviaria. A tal fine, sono previsti investimenti in Italia per circa 3 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, al fine di raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Unione europea.

Un aspetto di particolare rilievo è l’intermodalità strada-ferrovia per i trasporti a lungo raggio, specialmente nell’import-export con i Paesi europei e nelle relazioni tra il Nord e il Sud Italia. Questo richiede investimenti nell’adeguamento della rete ferroviaria nazionale a nuovi standard europei e nei terminal ferroviari per il trasporto combinato, soprattutto quelli situati a sud delle Alpi.

Il corridoio doganale tra Austria e Italia.

La Carinzia sta diventando un polo logistico cruciale grazie a investimenti strategici nel settore ferroviario. La realizzazione della ferrovia di Koralm, un progetto ambizioso lungo 130 chilometri tra Graz e Klagenfurt, è prossima al completamento. La galleria di Koralm, lunga 33 chilometri, è già operativa, riducendo il tempo di viaggio tra le due città a soli 45 minuti e promettendo una velocità massima di 250 km/h entro il 2025.

In questa regione dell’Austria, inoltre, si sta portando avanti un innovativo progetto transfrontaliero con l’Italia: il primo corridoio doganale ferroviario in Europa, collegando il porto di Trieste e l’interporto Villach Sud/Fürnitz. Lungo circa 190 chilometri, questo corridoio permetterà il trasferimento diretto dei container dal porto di Trieste all’Austria senza procedimenti doganali intermedi, semplificando le procedure e accelerando il trasporto delle merci. Questo progetto pionieristico favorirà una cooperazione transfrontaliera che non solo ottimizzerà tempi e costi, ma ridurrà anche le emissioni di CO2, promuovendo così una logistica sostenibile.

La firma di un protocollo d’intesa tra Austria e Italia ha gettato le basi per questa iniziativa, che è stata recentemente attivata con successo con l’avvio del primo treno container tra il porto di Trieste e Fürnitz, Carinzia. Composto da 17 carri e trasportando 19 container, questo segna un passo significativo verso una logistica ferroviaria efficiente e sostenibile tra i due paesi.

Conclusioni.

Nonostante la presa di coscienza crescente tra le imprese sull’importanza dell’intermodalità, il suo utilizzo rimane limitato. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza assume un ruolo centrale, prevedendo investimenti mirati per potenziare l’intermodalità e la digitalizzazione dei trasporti italiani.

In questo contesto, l’associazione Alis, presieduta da Guido Grimaldi, chiede un aumento degli incentivi intermodali. Grimaldi sottolinea che il governo dovrebbe stanziare cento milioni di euro all’anno sia per il Sea Modal Shift (combinato strada-mare) che per il Ferrobonus. Alis stima che nel 2023 il trasporto intermodale abbia già eliminato sei milioni di camion dalle strade italiane.

La sfida per l’Italia è grande, ma l’intermodalità rappresenta una chiave strategica per il successo, richiedendo investimenti mirati e un impegno coordinato tra governo, industria e operatori del trasporto.