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La recente tendenza di delocalizzazione delle produzioni da parte di importanti imprese dalla Cina verso altri paesi asiatici sta generando significativi scompigli nei mercati globali e nelle relazioni industriali con l’Occidente. Questo spostamento strategico, evidenziato da esperti come Marzio Morgante di Asian Tax Advisory, rivela un cambio tattico guidato da diversi fattori critici.

Uno degli impatti più rilevanti è il progressivo distacco dell’Occidente dalla dipendenza esclusiva dalla Cina come principale fornitore di materiali critici. Come spegato in precedenti articoli, la Cina detiene un ruolo di monopolista per materiali chiave come rame, alluminio, germano, gallio, e altri elementi indispensabili per diverse industrie, soprattutto nell’ambito della transizione ecologica.

La migrazione produttiva verso paesi asiatici come Vietnam, Thailandia e India è guidata da molteplici motivazioni, tra cui la volontà di evitare lockdown prolungati come quelli vissuti durante la pandemia di Covid-19 in Cina. Inoltre, problemi logistici, come l’impennata dei prezzi dei container, hanno reso vani i tentativi di risparmio derivanti dalla delocalizzazione.

La Cina, che ha svolto un ruolo centrale nella catena di approvvigionamento globale, sta vedendo una redistribuzione delle attività produttive che, a lungo termine, potrebbe riorientare gli equilibri industriali a livello mondiale. La Thailandia è paragonata alla Cina di dieci anni fa, mentre il Vietnam rappresenta la Cina di venti anni fa dal punto di vista logistico.

Le diverse modalità di produzione in Vietnam, che offrono alle aziende straniere opzioni tra aziende di proprietà o produzione tramite fabbriche locali, aggiungono un livello di flessibilità e controllo sulla qualità, ma possono comportare costi maggiori.

Inoltre, la delocalizzazione industriale avviene in un contesto di crescenti tensioni geoeconomiche tra Cina e USA. Il contenzioso economico fra le due superpotenze sta influenzando le strategie delle imprese che cercano di navigare tra le sfide delle relazioni bilaterali, bilanciando la necessità di diversificare le catene di approvvigionamento con la gestione di rischi derivanti da contesti geopolitici incerti.

In sintesi, la delocalizzazione industriale in Asia sta ridefinendo le dinamiche globali, presentando opportunità ma anche sfide. L’Occidente deve navigare attraverso questo scenario in evoluzione, considerando sia gli impatti delle nuove catene di produzione che le dinamiche complesse delle relazioni internazionali tra Cina e USA. In contesti come questi, l’acquisto di macchinari usati , anche di qualche anno fa, può rivelarsi prezioso per sfruttare tecnologie affidabili e ancora molto utili.