La Cina, uno dei principali attori nella produzione mondiale di materie prime chiave come rame, alluminio, terre rare, gallio e germanio, ha recentemente sollevato preoccupazioni globali con le sue limitazioni alle esportazioni di materiali cruciali per la transizione ecologica. Questi metalli sono fondamentali per la produzione di tecnologie green, e il controllo cinese sulla loro disponibilità potrebbe influenzare significativamente le catene di approvvigionamento internazionali.
La Cina rappresenta una quota significativa della produzione globale di rame, alluminio e terre rare, con implicazioni importanti per settori come l’energia sostenibile, l’elettronica e i veicoli elettrici. La recente limitazione alle esportazioni di gallio e germanio, essenziali per semiconduttori e tecnologie fotovoltaiche, ha ulteriormente sollevato preoccupazioni sulla dipendenza globale da fonti cinesi.
Che cosa sta facendo la Cina?
La Cina, che già produce il 45% della produzione globale di rame raffinato, ha annunciato un aumento di un ulteriore 45% nella capacità di fusione del rame entro il 2027, rappresentando il 61% dei nuovi impianti a livello mondiale.
Similmente, la produzione mondiale di alluminio primario ha raggiunto un massimo storico annuale di 71,2 milioni di tonnellate ad agosto. La Cina ha significativamente aumentato la produzione per soddisfare il crescente fabbisogno interno. Tuttavia, il governo cinese ha imposto un tetto massimo alla produzione mensile di 45 milioni di tonnellate annue, introdurrendo incertezza nei mercati globali e potenziali impatti sui prezzi.
Queste dinamiche cinesi hanno innescato un effetto a catena, influenzando anche le esportazioni di metalli come il gallio e il germanio, essenziali per la produzione di tecnologie verdi. La Cina, praticamente monopolista mondiale del gallio, ha annunciato limitazioni alle esportazioni, con scorte previste per durare al massimo cinque-sei mesi. Le esportazioni di agosto di germanio sono state pari a zero dopo un record di 8,6 tonnellate a luglio, poiché gli acquirenti esteri hanno cercato di immagazzinare il metallo prima del blocco.
L’annuncio delle restrizioni ha già avuto impatti tangibili, con un blocco quasi totale delle esportazioni e un aumento temporaneo della domanda estera prima dell’entrata in vigore delle limitazioni. Questa situazione mette in luce la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali e la necessità di diversificare le fonti di materiali chiave.
Il problema degli alti tassi di interesse.
Jamie Dimon, il CEO di JPMorgan, in una intervista al Times of India ha dichiarato: “Non sono sicuro che il mondo sia preparato per tassi di interesse al 7%. Passare dallo zero al 5% ha preso qualcuno alla sprovvista, ma chiedo alle persone che lavorano nel mondo degli affari: siete pronti per qualcosa come il 7%? Il caso peggiore è il 7% con stagflazione”
Un tasso di interesse al 7% è considerato relativamente alto rispetto ai livelli attuali. L’aumento dei tassi di interesse può avere diverse implicazioni, tra cui un aumento dei costi di finanziamento per le imprese e i consumatori, una potenziale riduzione degli investimenti e un impatto sulle valutazioni degli asset finanziari.
La menzione della “stagflazione” aggiunge un ulteriore livello di preoccupazione. La stagflazione è una situazione economica caratterizzata da un basso tasso di crescita economica, alta disoccupazione e inflazione elevata. È una combinazione di fattori che può complicare la gestione delle politiche economiche.
Un repentino e costante aumento dei tassi di interesse può avere conseguenze significative sulla capacità di finanziare progetti a lungo termine, in particolare quelli legati alla transizione verde. In un contesto di tassi di interesse elevati, diventa più costoso acquisire finanziamenti e questo può rappresentare una sfida per progetti che richiedono investimenti su un arco temporale esteso prima di generare ritorni significativi.
Possiamo dire che il green è una natura “a debito”?
E’ noto come il finanziamento verde spesso richiede ingenti somme di denaro (spesso sottoforma di incentivi pubblici) e che l’accesso a tassi di interesse bassi o negativi può essere favorevole è un punto importante. Tassi di interesse più bassi rendono più accessibili e sostenibili finanziamenti a lungo termine, incoraggiando gli investimenti in progetti che possono non generare rendimenti immediati, ma hanno benefici ambientali a lungo termine.
L’osservazione sulla natura “a debito” dell’economia verde, senza una liquidità sottostante, sottolinea la necessità di strutture finanziarie che possano sostenere investimenti a lungo termine in settori legati alla sostenibilità ambientale. Questo è un elemento chiave da considerare nelle discussioni sulle politiche economiche e sul supporto finanziario alla transizione verde
Che cosa fare dunque?
In questo contesto, il riuso di macchinari industriali usati emerge come una soluzione strategica per affrontare le sfide della transizione ecologica. Acquistare macchinari industriali usati anziché nuovi può essere un’opzione vantaggiosa in termini di costo e sostenibilità. La compravendita di macchinari industriali usati offre una via per ridurre la dipendenza da nuove produzioni e può essere una risorsa preziosa in un contesto di limitate forniture di materie prime.
Investire nell’usato non solo riduce i costi di produzione, ma contribuisce anche a ridurre l’impatto ambientale associato alla produzione di nuovi dispositivi. Questo approccio è particolarmente rilevante in un contesto in cui la Cina limita le esportazioni di materiali chiave, poiché può aiutare a mitigare il rischio di interruzioni nella catena di approvvigionamento.
In conclusione, mentre la Cina domina la produzione di rame e alluminio, le restrizioni alle esportazioni sollevano interrogativi sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento globali. Il riuso di macchinari industriali usati si presenta come una risposta chiave, offrendo un’opportunità di resilienza e sostenibilità nell’affrontare le sfide della transizione ecologica in un mondo in rapida evoluzione.