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Il Parlamento e il Consiglio europei hanno raggiunto un accordo storico, sancendo una nuova direttiva mirata a rafforzare le tutele dei lavoratori impiegati nelle piattaforme digitali in Europa. Presentata inizialmente dal commissario agli affari sociali Nicolas Schmit, la proposta rappresenta un cambio di paradigma, considerando ora dipendenti a pieno titolo coloro che precedentemente erano classificati come liberi professionisti. Questo cambiamento intende ampliare significativamente la protezione previdenziale di questi lavoratori, che rappresentano una parte crescente del panorama professionale.

Le nuove norme, oggetto dell’accordo tra le istituzioni europee, introducono una presunzione di rapporto di lavoro, la quale scatta qualora siano presenti almeno due dei cinque specifici indicatori identificati. Tale presunzione può essere attivata autonomamente dal lavoratore, dai suoi rappresentanti o dalle autorità competenti, e può essere confutata solo se la piattaforma dimostra che la relazione contrattuale non è un rapporto di occupazione a pieno titolo.

In un passo significativo, la direttiva regolamenta anche l’uso degli algoritmi nelle decisioni lavorative, un aspetto cruciale considerando che milioni di individui, impiegati da diverse piattaforme digitali tra cui Uber e Deliveroo, potrebbero essere attualmente classificati erroneamente come liberi professionisti.

L’Unione europea stima che su 30 milioni di persone che lavorano per 500 piattaforme digitali, circa 5,5 milioni rientrino in questa categoria.

La proposta prevede l’obbligo per le piattaforme di fornire informazioni sugli algoritmi che guidano le decisioni operative, un passo avanti per garantire maggiore trasparenza. Inoltre, la direttiva impedisce alle piattaforme di affidare a programmi informatici la decisione di interrompere la collaborazione con un individuo.

Nonostante il riconoscimento di questo accordo come un progresso significativo, vi sono preoccupazioni riguardo agli impatti finanziari sulle piattaforme. Stimato un aumento dei costi fino a 4,5 miliardi di euro all’anno, secondo una valutazione d’impatto del 2021, resta aperta la questione di come la direttiva verrà trasposta nel diritto nazionale senza perdere efficacia e sostanza.

In ogni caso, il testo rappresenta una pietra miliare nell’affrontare le sfide emergenti legate all’occupazione digitale e alla protezione dei diritti dei lavoratori.