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La transizione energetica, fondamentale per affrontare il cambiamento climatico, si trova di fronte a una sfida critica legata all’approvvigionamento di rame, un elemento essenziale nella crescita delle energie rinnovabili e nella costruzione delle infrastrutture necessarie. La domanda di rame è prevista in crescita esponenziale, con le proiezioni degli analisti che indicano un raddoppio nei prossimi dieci anni.

Attualmente, il consumo globale di rame ammonta a circa 22 milioni di tonnellate all’anno, ma tale cifra è destinata a salire, soprattutto a causa dello sviluppo economico nei Paesi emergenti e delle crescenti esigenze legate alla decarbonizzazione.

Il rame, identificato come il materiale “green” per eccellenza, riveste un ruolo cruciale nelle reti elettriche, che devono essere notevolmente ampliate e potenziate per supportare una maggiore penetrazione delle energie rinnovabili, la conversione dei sistemi di riscaldamento e il sostegno all’elettrificazione dei veicoli.

Quali sono le previsioni future sul consumo di Rame?

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) stima che entro il 2040 saranno necessari circa 80 milioni di chilometri di nuove linee, il doppio rispetto a quelle attuali e pari a due volte la circonferenza della Terra.

Secondo uno studio di IHS Markit-Standard & Poor’s del 2022, la decarbonizzazione richiederà circa 50 milioni di tonnellate di rame nel 2035, oltre il doppio rispetto ai consumi attuali. Tuttavia, l’offerta potrebbe non riuscire a crescere alla stessa velocità, portando a un possibile “deficit cronico” di circa 10 milioni di tonnellate entro la metà del prossimo decennio. Questo rappresenterebbe un quinto della quantità necessaria per raggiungere l’obiettivo del “Net Zero” entro il 2050.

Gli esperti, come il Cru Group e WoodMackenzie, prevedono consumi di rame superiori ai 30 milioni di tonnellate entro il 2030. Goldman Sachs ha persino dichiarato che il rame è il “nuovo petrolio” e ha suggerito che il prezzo potrebbe salire a 15.000 $ per tonnellata entro il 2025 per riequilibrare l’offerta e la domanda.

L’andamento del prezzo del Rame negli ultimi mesi.

Nonostante l’urgente necessità di investimenti, il settore del rame è attualmente in uno stallo, influenzato dalla congiuntura economica sfavorevole (vedi il calo produttivo della Cina) che ha inciso sui consumi e sulle quotazioni del metallo.

Il prezzo del rame ha sperimentato un andamento significativo nel periodo da luglio 2022 a gennaio 2023, registrando un incremento da 3,25 a 4,25 dollari per libbra sul mercato americano Comex. Tuttavia, negli ultimi sei mesi, si è verificata una marcata diminuzione, portando il valore del metallo rosso a 3,6 dollari per libbra. Nell’attuale contesto, si osserva un lieve incremento, con il prezzo che si attesta a 3,9 dollari per libbra in questi giorni.

Il declino dei prezzi del rame sin dall’inizio dell’anno è stato influenzato principalmente dalla fine delle aspettative di una robusta ripresa economica in Cina, specialmente dopo un 2022 incerto per l’economia del paese. La debolezza della domanda cinese, rappresentante una parte dominante nel consumo di rame (oltre 12 milioni di tonnellate annue, circa la metà della domanda mondiale), ha contribuito al ribasso dei prezzi. La situazione attuale ha impatti significativi anche sulle dinamiche geopolitiche. Oltre la metà della produzione di rame proviene da regioni considerate “instabili” o “estremamente instabili”, creando potenziali rischi di fornitura (vedi la Cina).

Cosa rischiano le imprese del settore minerario?

Nel primo trimestre del 2023, il prezzo di break-even del rame, ovvero il livello in cui i costi sono coperti, è stato valutato attorno ai 3,55 dollari per libbra, equivalenti a circa 7.800 dollari per tonnellata, secondo una media ponderata. Questo rappresenta un punto critico, poiché scendere al di sotto di questo prezzo mette a rischio la sostenibilità economica delle attività minerarie. Le aziende del settore potrebbero essere costrette a intraprendere azioni legali o a cercare acquirenti tra le grandi compagnie per evitare perdite finanziarie significative.

Inoltre, la ricerca di giacimenti con minerale di alta qualità sta diventando costosa, e le compagnie minerarie stanno cercando di acquisire società con licenze già operative per affrontare la crescente domanda. Il settore minerario del rame, quindi, si dirige verso una fase di concentrazione tra i grandi operatori, che potrebbero sfruttare economie di scala favorevoli.

In sintesi, i prezzi attuali del rame favoriscono i grandi operatori, ma il settore si trova ad affrontare sfide e complessità legate all’approvvigionamento, alla crescente domanda e alla necessità di investimenti per sostenere la transizione ecologica. Questo scenario pone importanti questioni relative agli investimenti, alla diversificazione geografica delle risorse e all’equità nella distribuzione dei benefici legati al rame nel contesto della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.